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Alcune dinamiche familiari

Il contributo, attraverso riferimenti normativi e non normativi, descrive alcune meccaniche intrarelazionali e interrelazionali alla base del benessere personale e familiare.

Dinamiche centripete

“La bellezza salverà il mondo” (da “L’idiota” di Dostoevskij): e il mondo deve salvare la bellezza doverosamente e quotidianamente. In particolare deve salvare la bellezza dell’infanzia con lo sguardo non ancora avvezzo a schermi o schemi. La vita, rappresentata dai bambini, la si attacca non solo con la morte ma anche con la bruttezza e le brutture, con l’ingiustizia e le iniquità. È quanto succede spesso proprio in famiglia. Eppure la famiglia dovrebbe essere il nucleo fondamentale della società e l’ambiente naturale per la crescita e il benessere di tutti i suoi membri ed in particolare dei fanciulli (da un capoverso del Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia).

In un film tv, il padre al figlio: “Perché sono tuo padre!”. Il figlio gli risponde: “Tutt’al più sei un mio coinquilino. Non mi ricordo da quanto tempo non passiamo un pomeriggio insieme. Ero ancora un bambino alle elementari”. Famiglia è abitare la stessa casa e vivere le stesse abitudini, altrimenti si è solo coinquilini. Si è passati, purtroppo, dal mangiare nello stesso piatto al mangiare quel che c’è in frigorifero e non mangiare più insieme.

“Casa è un angolo di stanza, il gusto di un piatto, l’odore di una persona. I piccoli dettagli creano una casa” (la scrittrice Elaine Castillo). La casa non è un immobile ma uno “spazio”, lo “spazio” per eccellenza, parola che etimologicamente forse deriva dal verbo latino “patere”, verbo con più significati dall'”essere aperto” all'”avere importanza”. Casa è una dimensione esistenziale, emozionale, relazionale, fondamentale, vitale, da costituire e ricostruire quotidianamente. È questo il senso del fissare la residenza della famiglia di cui all’art. 144 comma 1 cod. civ., dello stabilire la residenza abituale del minore di cui all’art. 316 comma 1 cod. civ., della permanenza in casa di cui all’art. 21 del D.P.R. 22 settembre 1988 n. 448 “Approvazione delle disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni. È quella dimensione di “oikos” che emerge dalla Carta di Ottawa per la Promozione della Salute.

Nel report “Famiglia e finanza: un’alleanza possibile?” (“Family and finance: a possible alliance?”; a chiusura di un convegno svoltosi a Bruxelles il 16 ottobre 2018), l’economista Paul Dembinski: “Le famiglie non sono solo produttori di capitale – capitale umano – ma producono anche beni e servizi, cura, e rigenerano energie essenziali per qualsiasi attività economica” (“Families are not only producers of capital – human capital – but also of goods and services, providers of care, and regenerators of energies essential for any productive activity”). La cura è il cuore del fare famiglia, è la realizzazione di quel dovere di assistenza di cui agli artt. 143, 147 e 315 bis comma 1 cod. civ..

La famiglia realizza quella solidarietà politica, economica e sociale di cui all’art. 2 della Costituzione, ma anche i principi della cooperazione di cui all’art. 45 Cost. e del risparmio (art. 47 Cost.).

Di questo devono tener conto i singoli ma anche le istituzioni, come il legislatore che, per esempio, nella legge di bilancio n. 205/2017 al comma 254 dell’art. 1 prevedeva: “[…] riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività di cura non professionale del caregiver familiare”. Dal buon funzionamento della famiglia quale “società naturale” (art. 29 Cost.) dipende il buon funzionamento della società tutta e non viceversa come si sostiene addossando ogni scelta consumistica e ogni responsabilità su un’anonima ed evanescente società.

Sempre attuale e in linea con i valori costituzionali – tra cui la solidarietà (art. 2 Cost.) e l’effettiva partecipazione (art. 3 comma 2 Cost.) -, è l’art. 27, rubricato “Banche dei tempi”, della legge 8 marzo 2000, n. 53 “Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città”, il cui 1° comma recita: “Per favorire lo scambio di servizi di vicinato, per facilitare l’utilizzo dei servizi della città e il rapporto con le pubbliche amministrazioni, per favorire l’estensione della solidarietà nelle comunità locali e per incentivare le iniziative di singoli e gruppi di cittadini, associazioni, organizzazioni ed enti che intendano scambiare parte del proprio tempo per impieghi di reciproca solidarietà e interesse, gli enti locali possono sostenere e promuovere la costituzione di associazioni denominate «banche dei tempi»”. Banca del tempo divenuta ancor più necessaria in un mondo sempre più digitale e virtuale, anzi è un monito per la famiglia che dovrebbe tornare a essere “banca del tempo”. In particolare tesoreggiare il tempo dell’infanzia dei figli.

In passato si poteva raffigurare l’albero genealogico di una famiglia, invece ora bisognerebbe ricorrere ad altre immagini come rami spezzati, cespugli, rovi, rose di Gerico o, addirittura, roghi.

Uno dei rapporti (perché il termine “relazioni” indica un legame più forte) più controversi della famiglia italiana è quello tra suocera e nuora. Si è passati dalla nuora “succube” della suocera alla nuora “superiore” alla suocera (che si evita di chiamare “suocera” indicandola come la “mamma di…”). Sempre più donne che si approcciano prevenute, che non vedono nella mamma del loro fidanzato, compagno o marito, una donna come loro, meno giovane di loro e con più esperienze di loro, ma le mettono a priori uno stigma. Si trincerano in un silenzio verbale ed emozionale senza dare una mano in alcun senso, né fisico né figurato. Non solo mancano di gratitudine (che sarebbe chiedere troppo) ma di razionalità: dimenticano che la donna che ignorano o detestano è quella mamma che ha generato e cresciuto quell’uomo che hanno scelto al loro fianco, che è o sarà il padre dei loro figli e, pertanto, qualcosa di buono quella donna l’avrà pur fatto. Le nuore trascurano che i figli da loro generati hanno, nel DNA, tracce delle suocere e hanno o avranno dei diritti (per esempio i diritti successori o gli alimenti in base all’art. 433 cod. civ.) nei confronti delle suocere in qualità di nonne (ascendenti).

Amare: vuotare l’io, votare per il noi. Quel noi che comporta anche l’accoglienza (e non l’accettazione) della famiglia d’origine dell’altro/a, che la porta comunque con sé nel DNA (lo stesso di figli potenziali o già nati) o nell’impostazione di vita e che l’ha reso/a quella persona con cui si è deciso di fare un percorso di vita e realizzare un progetto di vita. Quella famiglia d’origine cui è opportuno avvicinarsi senza preconcetti o pregiudizi, senza che sia dovuto e non solo nelle feste comandate o con frasi di circostanza o con freddi convenevoli. Il non detto o l’artefatto è polvere che si sedimenta sotto lo zerbino e il tutto viene rinfacciato aspramente nelle eventuali crisi di coppia investendo come un macigno l’altro, sino ad allora ignaro o accondiscendente solo per amore. In ciò quanto fanno le donne (dal latino “domina”, padrona, signora), quanto possono fare o disfare, è questo il loro potenziale materno.

Rapporto di coppia non è scendere a compromessi ma educarsi reciprocamente, non soltanto all’inizio ma durante e “vita natural durante”, anche come rapportarsi con la famiglia d’origine dell’altro, laddove vi sia questa famiglia e/o una parvenza di rapporto con la stessa. È inutile e controproducente giustificarsi e giustificare l’altro dicendo “Che ci posso fare? È fatto/a così!”: è una mancanza di rispetto alla propria intelligenza, per la propria storia personale e familiare e per chi se lo sente dire. “Rispetto” è “guardare indietro, guardare di nuovo”. La famiglia d’origine di ciascuno dei due non è solo fonte di diritti e doveri, ma anche scaturigine di emozioni, relazioni e situazioni che costituiscono pure la personalità di eventuali figli. Non si nasce da soli, non si cresce da soli, non si diventa quello che si è da soli, nel bene e nel male.

Sbagliare la scelta di vita di coppia è dirottare gran parte della propria vita e anche quella delle persone vicine (famiglia d’origine, amicizie, figli). L’errore di valutazione, spesso, è così evidente che voler continuare è volersi proprio far male (amore patologico). Dalla cosiddetta incompatibilità di carattere – da cui all’inizio ci si sente affascinati o su cui si ironizza o banalizza dicendo che “gli opposti si attraggono” – si passa, poi, all’incomunicabilità e inconciliabilità sino a esiti irreversibili o fatali e letali. L’amore non è (solo) un fatto personale ma interpersonale perché fonte di pace generale. Quel diritto di amore che è richiamato anche nel punto n. 1 della Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori (ottobre 2018).

Dinamiche centrifughe

“Anche l’esperienza prolungata della malattia e della disabilità – condizioni che tendono a spezzare l’equilibrio interno della famiglia – è una sfida da affrontare con una psicologia positiva e proattiva alla vita proprio quando il dolore ci tocca da vicino. Allora la sofferenza diventa quasi un forte messaggio di fiduciosa speranza: ogni crisi, ogni ferita va letta come un’opportunità da cogliere per crescere e vincere le proprie vulnerabilità, dal momento che il potere della vita è così grande che, come un enorme torrente, riprende l’avvio dopo un avvenimento sconvolgente sotto nuove forme” (l’etologo e psichiatra francese Boris Cyrulnik). La famiglia è vulnerabile e, al tempo stesso, un percorso nella vulnerabilità perché essa, a differenza di altri gruppi umani, etimologicamente, antropologicamente e ontologicamente è caratterizzata da uno spirito di servizio. “È essenziale mettere in grado le persone di imparare durante tutta la vita, di prepararsi ad affrontare le sue diverse tappe e di saper fronteggiare le lesioni e le malattie croniche. Ciò deve essere reso possibile a scuola, in famiglia, nei luoghi di lavoro e in tutti gli ambienti organizzativi della comunità. È necessaria un’azione che coinvolga gli organismi educativi, professionali, commerciali e del volontariato, ma anche le stesse istituzioni” (da “Sviluppare le abilità personali” nella Carta di Ottawa per la Promozione della Salute, 1986).

Il sociologo Francesco Belletti precisa: “Esistono ormai famiglie transcontinentali. Il concetto di stare sotto lo stesso tetto ormai non è fondamentale come una volta. Le relazioni possono rimanere stabili anche senza essere tutti nello stesso posto. In Gran Bretagna c’è una lunga tradizione di studio sulle famiglie dei marinai. Si può fare il padre anche stando lontano, si può restare autorevoli ed essere un punto di riferimento anche con una presenza limitata. Quindi, ciò che sta accadendo adesso non per forza dev’essere considerato un fenomeno nuovo. […] sarebbe importante focalizzarsi sugli invarianti della famiglia. Secondo me è un buon punto di partenza la definizione di Lévi-Strauss: La famiglia è un crocevia tra i sessi e le generazioni. Quella è la funzione che bisogna assolutamente farle mantenere” (nell’intervista “La famiglia cambia, ma resta decisiva” del 25/05/2019). Il fulcro della famiglia è mantenere e “manutenere” persone, relazioni, legami, affetti, situazioni giuridiche attive e passive, quale nucleo o cellula naturale e fondamentale, come è definita nelle varie fonti normative, statali e internazionali: “La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto a essere protetta dalla società e dallo Stato” (art. 16 par. 3 Dichiarazione Universale dei Diritti Umani).

Secondo uno studio i neonati, dopo qualche giorno dalla nascita, tra il disegno di un ovale con due punti in alto e quello di un ovale con due punti in basso, rivolgono lo sguardo a quello che ha i punti in alto e che richiama la forma di un volto. Ciò a dimostrazione che i bambini nascono col bisogno e l’apertura alle relazioni e che i genitori non devono comprometterle, selezionarle o deviarle, ma favorirle e coltivarle in famiglia e anche fuori.

La famiglia: olio d’amore e acqua di vita, ogni giorno e ogni giorno di più e quanto sia rilevante e insostituibile è riaffiorato nell’emergenza sanitaria da covid-19.

Fonte: https://www.studiocataldi.it/articoli/46008-alcune-dinamiche-familiari.asp
(www.StudioCataldi.it)